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Festa di San Tommaso d'Aquino. Un pensiero ad Alberto Alberti e alla sua iniziativa del 9 marzo 2019

Fu un evento in onore di San Tommaso d'Aquino per la sua proclamazione a protettore della via Francigena lungo l'Appia attraversando i comuni di Fondi, Terracina e Fossanova.

«𝐎𝐜𝐜𝐨𝐫𝐫𝐞 𝐚𝐫𝐫𝐢𝐜𝐜𝐡𝐢𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐜𝐮𝐥𝐭𝐮𝐫𝐚 𝐞 𝐬𝐩𝐢𝐫𝐢𝐭𝐮𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚' 𝐥𝐚 𝐕𝐢𝐚 𝐅𝐫𝐚𝐧𝐜𝐢𝐠𝐞𝐧𝐚, 𝐚𝐟𝐟𝐢𝐧𝐜𝐡𝐞' 𝐧𝐨𝐧 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐬𝐨𝐥𝐭𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐮𝐧 𝐩𝐞𝐫𝐜𝐨𝐫𝐬𝐨 𝐝𝐢 𝐓𝐫𝐞𝐤𝐤𝐢𝐧𝐠.

Il mio Centro Studi Via Francigena di Fondi ha promosso una camminata da Terracina a Fossanova il 9 marzo due giorni dopo l'anniversario della morte di San Tommaso.

Allegato è i' invito a partecipare e l'Orario dell' iniziativa.

Il Parroco di Fossanova ha menzionato che forse si sarebbe tenuto nell' Infermeria del Borgo un incontro su San Tommaso indetto da persone di Maenza nello stesso giorno.

Ci congratuliamo per l'idea. Sarebbe bello se in qualche modo riuscissimo ad entrare in contatto per rendere l' evento ancora più importante.

Potete voi aiutarci e metterci in contatto? Potete invitare i vostri concittadini a partecipare alla camminata?

Grazie».

𝐀𝐥𝐛𝐞𝐫𝐭𝐨 𝐀𝐥𝐛𝐞𝐫𝐭𝐢

email di lun 4 marzo 2019 alle ore 15:34


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Il giorno 9 marzo 2019, aderendo alla proposta avanzata dal Centro Studi e informazioni della Via Francigena del Sud di Fondi e del suo presidente, il compianto Alberto Alberti, l' Associazione Pro Loco Fondi Aps partecipò e invitò a partecipare

all'𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐢𝐧 𝐨𝐧𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐒𝐚𝐧 𝐓𝐨𝐦𝐦𝐚𝐬𝐨 𝐝'𝐀𝐪𝐮𝐢𝐧𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐜𝐥𝐚𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐭𝐞𝐭𝐭𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐕𝐢𝐚 𝐅𝐫𝐚𝐧𝐜𝐢𝐠𝐞𝐧𝐚 𝐥𝐮𝐧𝐠𝐨 𝐥'𝐀𝐩𝐩𝐢𝐚 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐮𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐅𝐨𝐧𝐝𝐢, 𝐓𝐞𝐫𝐫𝐚𝐜𝐢𝐧𝐚 𝐞 𝐅𝐨𝐬𝐬𝐚𝐧𝐨𝐯𝐚.


La finalità dell’evento fu quella di celebrare la figura del "DoctorAngelicus" e farlo conoscere con un evento che richiedesse partecipazione 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐮𝐥𝐭𝐞𝐫𝐢𝐨𝐫𝐞 𝐦𝐚𝐧𝐢𝐟𝐞𝐬𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐢𝐥 𝐬𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐢𝐧 𝐦𝐨𝐝𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐭𝐫𝐚𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐳𝐨𝐧𝐚.


#SanTommasodAquino rappresenta uno dei principali pilastri teologici e filosofici della Chiesa cattolica: egli è anche il punto di raccordo fra la #cristianità e la #filosofia classica, che ha i suoi fondamenti e maestri in Socrate, Platone e Aristotele, e poi passati attraverso il periodo ellenistico, specialmente in autori come Plotino. Fu allievo di Sant'Alberto Magno, che lo difese quando i compagni lo chiamavano "il bue muto" dicendo: «Ah! Voi lo chiamate il #buemuto! Io vi dico, quando questo bue muggirà, i suoi muggiti si udranno da un'estremità all'altra della terra!»


Alla fine di gennaio del 1274 Tommaso s'incamminò dal convento di Fondi dove

spesso dimorava, per partecipare al Concilio che il papa Gregorio X aveva

convocato per l'1 maggio 1274 a Lione.

Giunto al castello di #Maenza, dove abitava sua nipote Francesca si ammalò e perse del tutto l'appetito. Dopo qualche giorno tentò di riprendere il cammino verso Roma, ma dovette fermarsi nell'#AbbaziadiFossanova per riprendere le forze. Morì il 7 marzo 1274.


All'iniziativa diedero il patrocinio morale e gratuito: Il Comune di Fondi e il Comune di Latina ; il Parco Naturale Regionale Monti Ausoni e Lago di Fondi; le Pro Loco di Fondi, Formia e Ventotene. Aderirono inoltre le Associazioni: Associazione "Circolo Culturale Cattolico San Tommaso D'Aquino" - Fondi e il Centro Culturale Il Cortile dell'Aquinate di Fondi.


Oggi, 28 gennaio 2023, in occasione della festa di San Tommaso d'Aquino e nel VII centenario della sua canonizzazione abbiamo voluto ricordare questo evento nato su iniziativa di #AlbertoAlberti, un uomo che aveva grandi progetti e grandi #sogni. E nonostante lui non ci sia più i suoi sogni continueranno a vivere e magari a realizzarsi perché i sogni veri sopravvivranno. E come diceva E. Roosvelt "Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei loro sogni".



SAN TOMMASO D'AQUINO A FONDI


#SanTommasodAquino nel corso della sua vita frequentò in più occasioni #Fondi per i legami affettivi che lo legavano al territorio.

È noto come il Dottore Angelico fosse particolarmente affezionato alle sue sorelle, tanto che nel corso dei suoi viaggi non mancava mai di far loro visita.

𝐋𝐄𝐆𝐀𝐌𝐈 𝐂𝐎𝐍 𝐅𝐎𝐍𝐃𝐈. Il #DottoreAngelico, figlio di Landolfo dei conti di Aquino e di Teodora dei conti di Chieti, contava fra i suoi parenti più che illustri anche il conte dell'Aquila, signore di Fondi.

Ruggiero II, (figlio di Roffredo II) aveva infatti sposato Adelasia, una delle sorelle di San Tommaso d'Aquino il quale andava spesso a trovarla alloggiando nel convento di San Domenico.

La tradizione racconta che ivi insegnò ed operò il prodigio della pianta di arance capovolta ovvero con le radici in aria anziché in terra, che durò fino al sec. XVIII.

Dopo che la pianta fu completamente distrutta dai devoti del Santo che vollero portarne via un ricordo recidendo di continuo i frammenti del tronco.


𝐄𝐒𝐄𝐂𝐔𝐓𝐎𝐑𝐄 𝐓𝐄𝐒𝐓𝐀𝐌𝐄𝐍𝐓𝐀𝐑𝐈𝐎. Quando il conte di Fondi Ruggero II dell'Aquila morì, lasciò quattro figli minorenni (Riccardo, Giovanna, Maddalena e Tommaso). Di essi fu tutore il Conte di Marsico (Ruggero Sanseverino, marito a Teodora, altra sorella del Santo) ed esecutore testamentario fu lo stesso Dottore Angelico.

Da un documento del 10 sett. 1272 si rileva che Carlo I d'Angiò ordinò dal Procuratore di Terra di Lavoro di consegnare a fra Tommaso d'Aquino i beni mobili, divenuti disponibilità del Santo, secondo il testamento del Conte Ruggero.

San Tommaso si recò inoltre dal Re ed ottenne che alla contessa Adelasia venisse assegnato per ragioni dotali il castello d'Itri.


𝐋𝐄 𝐕𝐈𝐂𝐄𝐍𝐃𝐄 𝐏𝐎𝐒𝐓 𝐌𝐎𝐑𝐓𝐄𝐌. Fondi è protagonista di un altro importante capitolo delle vicende del santo, quello riguardante la traslazioni della sua salma.

Racconta la tradizione che durante il suo ultimo viaggio verso Lione, dove era convocato un Concilio, nel febbraio del 1274, passò per Fondi col suo indivisibile compagno Fra Reginaldo da Piperno, sostó salutare il nipote, conte Riccardo, del quale, per volontà per del padre, Tommaso eveva svolto l'incarico di esecutore testamentario.

Visitò il convento dei domenicani dove era stato altra volta e dove forse aveva anche insegnato.

Poi da Fondi si recò a Maenza a salutare la sorella Francesca, maritata ad Annibale di Ceccano.

Tommaso d'Aquino era già stato colpito in passato da un attacco di apoplesia.

Durante il suo soggiorno a Maenza si rinnovò il male, ma con le cure di un medico, tal Giovanni di Guidone di Piperno, poté superare nuovamente il pericolo di morte.

Rimesso in salute fu invitato dall'abate di Fossanova, Teobaldo da Ceccano, o come altri dicono da Terracina, a recarsi in quella Abbazia. Accettò l'invito Tommaso, ma dopo qualche tempo, il giorno 7 marzo del 1274, un nuovo attacco gli provocòla morte.


Appena morto, temendo i Cisterciensi di Fossanova che le spoglie del Santo potessero esser loro sottratte dai parenti di lui o dai Domenicani, le fecero più volte spostare.

I frati di S. Domenico a Fondi intanto, durante i pontificati di Innocenzo e Benedetto XI, fecero del tutto per avere le reliquie di colui che tanto aveva illustrato il loro Ordine e la Chiesa.

Si racconta che i Cisterciensi si impegnarono invece a temporeggiare nel restituirle e, per non perdere tutto, tennero per sè la parte più nobile: recisero la testa e per meglio nascondere il corpo, lo fecero bollire nell'acqua, rinchiudendolo poi in una cassa.


Nel 1349, cioè 75 anni dopo la morte di Tommaso, tra Onorato I di Fondi ed un barone, pare di Priverno, era scoppiata una lite. I monaci di Fossanova sapendo che il nobile di Priverno era sprovvisto di denaro, temevano che volesse muovere guerra al conte di Fondi per rapire e vendere i resti di Tommaso per ricavarne, come mercanzia rara, un prezzo elevato.

Di questo disegno un monaco tenne informato il conte Caetani, il quale, di accordo con i Cisterciensi, decise di trasferire il sacro deposito nel #castellodiFondi.

Il vescovo Leonardo, messo al corrente di ciò che si era stabilito tra Onorato e i monaci, simulando una gita a scopo di devozione, si recò a Fossanova e al ritorno portò con se le reliquie del santo.

Divulgatosi il fatto, il re di Napoli spedì al conte di Fondi solenne ambasceria per chiedergli in dono quei preziosi resti. Onorato ricevette le ambascerie con molto onore, ma senza consentire a ciò che il re chiedeva con larghe promesse di denaro.


Ma un tragico episodio convinse il Conte alla restituzione, invocata da ogni parte.

Un giorno (dice sempre is tradizione) il Conte andò a caccia con uno dei suoi fratelli di nome Giacomo, il quale cadde da cavallo e, per la ferita riportata, correva pericolo di morte. In quell'occasione il Conte fece voto di restituire le spoglie di Tommaso, purché questi avesse ridata la sanità al fratello. La grazia non si fece troppo aspettare ed allora il Conte rimandò col massimo segreto al monastero di Fossanova il corpo di Tommaso dove murarono la cassa nel campanile della chiesa.


Tempo dopo, venuti a morte l'abate ed il monaco che lo aveva aiutato in quella faccenda, il Conte di Fondi, forse istigato dai Domenicani, pensò di riprendersi la cassa. Per fare ciò ricorse ad uno stratagemma. Fingendo di essere inseguito dai nemici, chiese asilo ai monaci di Fossanova e per maggiore sicurezza si rinchiuse nel campanile. Là, durante la notte, con l'aiuto di alcuni familiari, prese con se la cassa, e se ne tornò con essa in Fondi (1356).

Per dieci anni il conte tenne con se,nel suo Palazzo i resti di Tommaso, condannati, per troppa pietà dei suoi ammiratori, a non avere stabile sepoltura.


Narra una curiosa #leggenda che il vescovo Giacomo e la madre del conte, avendo dei dubbi sulla identità dello scheletro, furono rassicurati dallo stesso San Tommaso, il quale uscendo fuor dalla cassa fece alcuni passi su e giù per la stanza per sgranchire le membra, e mosse lamento agli astanti perchè lo si lasciava in quel luogo e senza lumi.


A seguito delle istanze del Generale dell'Ordine, Fra Elia, il Conte cedette e fu stabilita la consegna pel giorno 11 febbraio 1367 in modo che i resti venissero trasportati in una cappella all'interno del convento di San Domenico, luogo più confacente.


Non potendo Onorato essere a Fondi, per certi affari che lo trattenevano a Roma, incaricò della faccenda un tale abate Francesco. Intervenuti il generale (Fra Elia) e il provinciale, Fra Filippo di Chieti, la cassa fu portata nel convento e dopo che fu redatto un atto del rinvenimento, lo scheletro fu deposto in una cassa di argento che, suggellata e legata, fu lasciata per qualche tempo nel detto convento.


Il Generale allora scrisse molte lettere e le spedì per i suoi religiosi, tanto alla Corte di Napoli quanto a quella di Roma, per comunicare la fausta novella ai Cardinali e specialmente al Decano del Sacro Collegio, Guglielmo Sudre, Cardinale Vescovo di Ostia e domenicano.

Ma i frati di Fossanova cominciarono a reclamare per riavere dal Conte di Fondi i resti di San Tommaso, facendo istanze per mezzo di Jacopo da Siena, avvocato della Corte di Roma, al Sommo Pontefice, il quale poiché proveniva dall'ordine di San Benedetto, sembrava propendere a favore dei frati di Fossanova (un tempo benedettini ed allora cistercensi).


𝐋𝐀 𝐓𝐑𝐀𝐒𝐋𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄 𝐀 𝐓𝐎𝐋𝐎𝐒𝐀. Infine il Pontefice respinse le domande inviate e decretò che le reliquie fossero trasferite a Tolosa, salvo il braccio destro che venne donato al re e che poi, attraverso molte vicende, andò alla Chiesa di S. Maria della Minerva a Roma, dove è custodito in un magnifico reliquiario donato da Pio IX.

Il papa spedì a Fondi Guglielmo de Lordat, gentiluomo tolosano, per ritirare la cassa con le ossa del Santo. Il Conte Onorato I era assente ma chiese che gli fosse lasciata la facoltà di tenersi un ricordo dei resti ed ottenne una giuntura.


Dalla casa del Conte poi quest'osso passò alle monache di Itri, come si apprende da una lettera scritta dal Vescovo d'Otranto a Papa Gregorio XI, al quale narra un prodigio avvenuto in sua presenza, che cioè una monaca, manchevole d'un occhio, accostando il volto alla reliquia, lo ricuperò. Si ignora del tutto che cosa avvenne di questa reliquia.


Nella stanza del convento di San Domenico a Fondi, dove San Tommaso fece Lettore, venne poi apposta una lapide con questa iscrizione:


"𝐻𝑖𝑐 𝑑𝑜𝑐𝑡𝑜𝑟 𝐴𝑛𝑔𝑒𝑙𝑖𝑐𝑢𝑠 𝑝𝑟𝑎𝑒𝑐𝑒𝑝𝑡𝑖𝑠. 𝑒𝑥𝑒𝑚𝑝𝑙𝑜. 𝑚𝑜𝑛𝑖𝑡𝑖𝑠 | 𝑙𝑖𝑡𝑡𝑒𝑟𝑎𝑠, 𝑚𝑜𝑟𝑒𝑠. 𝑓𝑖𝑑𝑒𝑚 𝑑𝑜𝑐𝑢𝑖𝑡. 𝑝𝑒𝑟𝑓𝑒𝑐𝑖𝑡.𝑓𝑖𝑟𝑚𝑎𝑐𝑖𝑡".


E nella cappella ove giacque il corpo quest'altra:


"𝐻𝑎𝑠 𝑖𝑛 𝑎𝑐𝑑𝑒 𝑐𝑜𝑟𝑝𝑢𝑠 𝑑𝑖𝑐𝑖 𝑇ℎ𝑜𝑚𝑎𝑒 𝐴𝑞𝑢𝑖𝑛𝑎𝑡𝑖𝑠 𝐸𝑒 𝑚𝑜𝑛𝑎𝑠𝑡𝑒𝑟𝑖𝑜 𝐹𝑜𝑠𝑠𝑎𝑒 𝑁𝑜𝑐𝑎𝑟 𝐴'𝑖𝑞𝑢𝑎𝑛𝑑𝑖𝑎 𝑞𝑢𝑖𝑒𝑐𝑖𝑡 𝑒𝑡 𝑝𝑜𝑠𝑡𝑒𝑎 𝑈𝑟𝑏𝑎𝑛𝑜 𝑉 𝑆𝑢𝑚𝑚𝑜 𝑃𝑜𝑛𝑡𝑖𝑓𝑖𝑐𝑒 𝑟𝑒𝑔𝑢𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑇ℎ𝑜𝑙𝑜𝑠𝑎𝑛 𝐹𝑢𝑖𝑡 𝑡𝑟𝑎𝑛𝑠𝑙𝑎𝑡𝑢𝑚".

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Fonte: "Fondi in Campania. Memorie storiche e statutarie del Ducato, della contea e dell'episcopato di Fondi in Campania dalle origini fino ai tempi più recenti" di Bruto Amante e romolo Bianchi, 1903.

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